Questa mattina, 28 agosto, l’ho passata all’ufficio passaporti, per fare richiesta di un passaporto nuovo, elettronico, perchè quel faro del mondo libero che è l’America, gli Stati Uniti d’America, non ti fa entrare se non sa il numero esatto di peli presenti sul di dietro, con una stima di crescita dei suddetti possibilmente approssimata per difetto del 3%. Il tutto in formato digitale memorizzato sul tuo passaporto.
Non ho in programma un viaggio così distante, ma la previdenza non è mai troppa visto che potrebbe capitarmi l’occasione di espatriare per lavoro e solitamente queste cose non si vengono a sapere con largo anticipo. Meglio portarsi avanti, anche perchè un passaporto può richiedere almeno quindici, ma magari anche trenta giorni per il rilascio.
Oggi, come detto il 28 agosto, sono in fila allo sportello, il mio operatore prende foto, marche da bollo, moduli e controlla il tutto. Non ho fretta, come ho detto. Di fretta ne ha, ed anche parecchia, la mia vicina di sportello. Lei oggi, 28 agosto, ha fretta ma non lo da a vedere, non è frenetica, non è isterica, non è preoccupata. Dice solo al suo operatore, con gentilezza, una semplice cosa:
“sa, sono venuta a fare il passaporto perchè mi ha detto l’agenzia di viaggi che mi serve… se poi prenoto, non ce l’ho e non parto per il viaggio perdo tutti i soldi sa. Ma insomma… dunque io mi sposo il 7 settembre, l’8 parto… ce la faccio vero?”
Ora… figliola, capisco che ad occhio tu non abbia più di venti… venticinque anni, che ad occhio (l’altro) la cosa più faticosa che tu abbia fatto nella tua vita è la messa in piega dalla parrucchiera, ma ti pare di questo mondo presentarsi una settimana prima a fare un qualsiasi documento?