Protagonisti di questa storia sono $Noifacciamocose, nostra cliente, ed una delle sue ditte di fornitura che, per non sbagliare, chiamerò $Dittadistorditi. Sipario.
In un mondo ideale sarebbe successo questo:
– $Dittadistorditi invia via PEC, all’indirizzo PEC di $Noifacciamocose, una fattura relativa ai servizi prestati. verificano la corretta ricezione grazie alle tonnellate di notifiche che una singola PEC genera e si mette a fare altro.
– $Noifacciamocose riceve la fattura e la paga secondo le loro consuetudini, che io ignoro, e si mette a fare altro.
Nel mondo reale è successo questo. Lo racconterò in maniera lineare e cioè senza montare la storia per farvi scoprire il perchè delle cose, ma basando la storia principalmente sugli standard previsti dalla PEC e aggiungendo a margine le considerazioni dello stordito di turno nelle parti in cui la mia sfera di vetro non riesce proprio ad arrivare. Poi fate voi.
– $Dittadistorditi invia via PEC, all’indirizzo PEC di $Noifacciamocose, e l’invio della PEC viene bloccato da un messaggio misterioso.
– A questo punto $Dittadistorditi invia una seconda PEC, questa volta ad un indirizzo di fantasia, simile ma non uguale alla PEC di $Noifacciamocose. Questa volta l’invio va a buon fine.
– L’indirizzo di fantasia non esiste e pertanto viene generato un NDR che $Dittadistorditi bellamente ignora.
– Dopo un mese $Dittadistorditi sollecita il pagamento della fattura a $Noifacciamocose, la segretaria però risponde che nessuna fattura è stata ricevuta e quindi nessun pagamento è previsto.
– Il mare si increspa ed ecco al galoppo $Stordito di $Dittadistorditi il quale tira fuori la pistola fumante, ovvero la notifica di accettazione della mail (accettazione, non consegna) intimando $Noifacciamocose a pagare la fattura “entro e non oltre” e facendo velatamente capire che $Noifacciamocose probabilmente li ha inseriti in una ancora più fantasiosa blacklist.
– Arrivati a questo stallo alla messicana ecco che $Ceo di $Noifacciamocose gira a me l’email, mettendo in copia tutte le parti, chiedendo di analizzare questo sfacelo.
– Dopo aver letto più volte l’intera conversazione con le mani nei capelli, faccio capire che inviare email ad indirizzi simili ma non uguali di solito non porta a buoni risultati, sopratutto quando si parla di PEC, i cui indirizzi sono pubblici (basta consultare il sito della camera di commercio). Ma, voglio dire, anche prendendo ad esempio tecnologie meno recenti, se io cambio un numero a caso non posso sperare di contattare la persona che voglio al telefono, ma se mi va bene chiamero uno su un pianeta diverso, o probabilmente il numero sarà inesistente. La tentazione è forte, ma cerco di non calcare la mano e quindi al posto delle analisi mediche gli chiedo una copia dei rapporti che ha ricevuto spedendo alla PEC vera, senza le quali non mi è possibile capire cosa sia successo.
– Ovviamente tutte le mie analisi tecniche non valgono niente, la teoria della blacklist è più che solida. A questo punto per uscirne l’unica è analizzare l’errore magico che hanno ricevuto provando ad inviare alla PEC vera.
– $Stordito dice che si farà dare tale errore al più presto dall’amministrazione (quindi fino ad ora parlava per sentito dire) in modo da permetterci di fare ulteriori controlli.
E con questa affermazione io chiuderei tranquillamente l’anno.