Continua la mirabolante ed appassionante saga del cliente di Reseller_deRoma, ovvero “come perdere più un mese di tempo dietro ad un alias e fare anche credere a tutti che stai lavorando”.
Riassunto delle puntate precedenti:
Domenica 6 Giugno: Reseller_deRoma mi contatta dicendomi che il Cliente desidera contattarmi. Rispondo che può contattarmi quando vuole via mail.
Martedi 8 Giugno: mi contatta telefonicamente (sigh!) il Cliente, o forse chi gli gestisce il sito, chiedendomi un forward ed un autoresponder. Lo convinco a volere un alias e gli chiedo di scrivermi una mail con la richiesta di redirezione.
Martedi 22 Giugno: con un tempismo brachicardico il Cliente mi invia una mail nella quale richiede l’alias da ciccio@ciccibuffi.it (dominio in gestione nostra) a ciccio@ciccibuffi.com (dominio in gestione sua). Gli rispondo che per farlo devo eliminare la mailbox e convertirla in alias e, sicchè vedo che la mailbox ha qualcosa come quasi 200 messaggi letti nella inbox, di verificare che non ci sia qualche mail di suo interesse e magari di salvarla prima che passi io con il mio decespugliatore.
Finalmente Lunedi 5 Luglio ottengo il via libera dal cliente per convertire la mailbox in alias, cosa che viene fatta immediatamente ma l’invio di una mail di test all’alias rivela che la mailbox di destinazione ancora non esiste. Scrivo quindi al cliente dicendogli di verificare e di farmi sapere.
Ovviamente a questo punto il cliente viene nuovamente fagocitato dalle nebbie e sparisce.
Oggi, Giovedi 15 Luglio, sono in viaggio per Roma. No, non sto andando dal cliente per picchiarlo molto forte, anche se ne sarei molto tentato.
Il mio treno inizia la corsa e, con un tempismo secondo solo a quello di un Finanziere, il mio telefono comincia a suonare con chiamante anonimo. Rispondo ed è il cliente di Reseller_deRoma.
E parte subito con una lamentazione del fatto che il cliente non riceve posta dall’alias e che ha fatto un invio di test ma la mail è tornata indietro.
– E perchè la mail è tornata indietro? –
E lui, con tono sarcastico…
– Ah io questo pensavo me lo dicesse lei! –
– Beh di solito le mail di notifica contengono la spiegazione del perchè il messaggio non sia stato consegnato, io tempo fa le avevo scritto dicendole che l’account di destinazione non esisteva e le avevo chiesto di verificare –
– Ah ma io dopo aver ricevuto la sua mail ho creato l’account –
Dirlo evidentemente sembrava brutto, del resto sono abbastanza sicuro che alcune popolazioni indiane ritengano che scrivere email ti rubi l’anima o cose simili.
Dopo un po’ di blablabla, rimaniamo che mi avrebbe girato la mail di errore per vedere di che si tratta.
Pochi minuti dopo mi arriva una nuova mail, è infatti lui che mi prega di “verificare che l’alias da lei
impostato funzioni correttamente” e mi gira la notifica.
Subito si evince che la notifica non arriva da un mailserver standard, non contiene nulla di utile per una diagnosi, dice solo che lui la mail non l’ha consegnata. Ottimo. Il suo provider è Bulgaro… Meraviglioso! Allora procedo con il vecchio metodo, ovvero prendo il account Gmail (giusto per stare tranquillo) e mando una mail a questo dannato alias.
La mail parte e non mi tornano indietro messaggi di errore. Chiedo a dungeon i log dell’uscita della mail e… TRAK, la mail è stata correttamente consegnata.
Il passo successivo è stato rispondere allo stordito allegandogli i log che provano una cosegna della mail come da manuale, infarcendo riccamente la mail con parole del tipo “correttamente” e “alcun problema”.
Palla a lui ora.
Arrivederci alla prossima puntata.
***UPDATE: a più di un anno di distanza nessuno si è fatto più vivo. Ah, il solito vizio di non rispondere alle email…