Stamattina metto piede in ufficio quando, ancora con il casco in testa, la $Musa mi chiama con tono a metà tra il tragico e il preoccupato.
Prima però un passo indietro.
Qualche giorno fa l’ufficio della comunicazione (composto appunto dalla $Musa e dalla $Pazza) partorì un comunicato stampa circa una collaborazione tra la loro società e un’altra, quest’ultima esperta in $Autenticazione_ultra_sicura o qualcosa del genere. Nell’elencare le varie competenze la $Musa sbrodolò (o credo copincollò) una serie di termini bizzarri, molti dei quali scritti anche in maniera errata.
Io, non essendo correttore di bozze (dovremmo avere un ufficio della comunicazione da qualche parte) mandai il testo online così come era, lanciai l’amo e cominciai ad aspettare.
Il giorno dopo $Testa_pensante mi inoltrò via mail una corrispondenza tra lui e la $Musa. Visto che evidentemente prova schifo a parlarmi direttamente, il giro per segnalarmi uno degli errori presenti sul sito è stato:
– $Testa_pensante scrive alla $Musa di farmi correggere l’errore sul sito;
– $Musa risponde che si, è d’accordo e siccome lei non può (forse non trova il tasto “inoltra”) chiede a $Testa_pensante di girare a me la richiesta;
– $Testa_pensante inoltra la risposta aggiungendo solo “ciao” e lasciandomi leggere l’interessantissimo thread.
Al terzo hop arriva quindi la richiesta e uno degli errori viene così corretto.
Il giorno dopo dungeonmaster segnala alla $Musa la presenza dell’altro errore, facendo presente che la parola, così come è scritta, non esiste e non è proprio il massimo millantare di essere i massimi esperti se poi non sappiamo neanche scrivere correttamentre le nostre competenze.
A me gli occhi: dungeonmaster segnala semplicemente che parlando dell’argomento X si dice la castroneria Y. A questo punto la $Musa gira a me richiesta, specificando che l’errore si trova alla pagina Z del sito, ovvero l’ultimo comunicato stampa pubblicato, e ignorando che appena 5 giorni prima lei stessa aveva scritto un’altro comunicato stampa dove era riportato lo stesso identico errore.
Ricevo la mail, correggo la pagina e le rispondo che avevo fatto. E arriviamo a stamattina.
Stamattina metto piede in ufficio quando, ancora con il casco in testa, la $Musa mi chiama con tono a metà tra il tragico e il preoccupato.
– Scusa se non ti do neache il tempo di toglierti la giacca, ma così ti evito il disturbo di doverti rialzare – esordisce, forse non considerando lo sfracellamento di palle che uno mediamente ha quando non ha neanche il tempo di togliersi la giacca e il casco che viene chiamato da un collega per lavoro…
E continua con un pesante: – Ti devo far vedere qualcosa… –
Oddio, penso, che sarà mai?
A questo punto si collega al sito aziendale e va alla pagina Z, quel del comunicato stampa corretto e, mentre ancora la pagina sta finendo di caricarsi inizia il discorso, puntando il mouse sulla parola incriminata (corretta): – Vedi… – e si interrompre stranita.
– Ma… ma… – Riguarda la parola cinque o sei volte e conclude con stupore: – Ma è corretta! –
– Certo che è corretta, mi hai chiamato per questo? –
(testuali parole) – Ma allora che CAZZO dice dungeonmaster? La parola è corretta! –
Io, tra l’incredulo, lo scocciato e il divertito – Certo, ieri ti ho scritto che l’avevo corretta, quindi…-
Lei riprende la mia mail, la fissa e conclude – Eh, allora non l’avevo capita –
Alchè mi giro e me ne vado verso il mio primo caffè, cercando di pensare ad un motivo valido sul perchè a questa stordita sia stato anche dato il blackberry aziendale.
Dissolvenza, fine.